“Se osservi abbastanza attentamente il tuo problema, ti accorgerai di essere parte del problema”.
Così Arthur Bloch anticipa con un modo notevolmente acuto di osservare, un fenomeno tanto discusso come il problema del mal d’amore. L’amore forse più di ogni altra esperienza, mette in moto immaginazioni , pensieri, principi complessi e spesso imprevedibili…un connubio tra emozioni e ragione, tra impulsività e volontà.
«Cosa posso fare?».
«Un momento infernale, vorrei solo sparire!»
Esordisce Claudia, in terapia. «Quando, abbracciandomi, mi sussurrò che nonostante i suoi lunghi sforzi e mille riflessioni non poteva più stare con me. Provai un senso d’ incredulità nelle sue parole. Era intrappolato da mesi nella nostra relazione e questo lo faceva stare a pezzi, si sentiva un fallito per non essere riuscito a coronare una vita con me».
«Ora, cosa mi aspetta Dottoressa?!?»
«Non può essere, eravamo più che pronti a prometterci di rimanere insieme per sempre. Ci eravamo persino giurati fedeltà eterna».
Queste le parole di Claudia, una ragazza di trenta anni, che vede il suo futuro dissolversi senza la possibilità di una spiegazione razionale e soddisfacente.
L’incredulità rappresenta un riparo per il cuore, in quanto proprio come affermava Ludwing Wittgenstein “nessuna spiegazione ipotetica può tranquillizzarmi rispetto all’amore”. Inizia il dolore, tanto forte e potente che sembra far esplodere il petto… implorando venia.
Cosa succede in una ragazza come Claudia, capace di superare cose molto difficili nella sua vita, a non essere più in grado di utilizzare le stesse risorse emotive? Quelle stesse risorse che le hanno permesso di elaborare la morte di suo padre? Come mai si è così tanto in disequilibrio e difficoltà quando bisogna riprendersi da un amore finito male? Perché gli stessi meccanismi che ci fanno superare ogni tipo di sfida che ci pone la vita falliscono e, aggiungerei, miseramente quando qualcuno ci spezza il cuore?
Purtroppo quando il tuo cuore è stato frantumato gli stessi istinti su cui solitamente facevi affidamento, ti guideranno alla soluzione sbagliata. Semplicemente non puoi fidarti di ciò che ti indica il sentimento.
La letteratura scientifica suggerisce che la persona affetta “da cuore infranto” ha una chiara comprensione del perché una relazione sia finita, nonostante la mera dichiarazione «non ti amo più» venga tassativamente rifiutata.
È come se un cuore frantumato creasse un tale dolore emotivo capace di trasportare anche la mente nella stessa drammaticità. E’ questa dinamica appare talmente forte che anche una giovane donna – ragionevole e misurata – come Claudia, immagina misteri e illusioni dove non esistono.
La sua paura è quella di non potersi più riprendere, di vedere un futuro buio e solitario, di non poter avere amori così veri e passionali al di fuori di lui, proprio come esprime chiaramente l’aforisma di Pablo Neruda “Pensare che non l’ho, sentire che l’ho perduto.
Sentire la notte immensa, più immensa senza di lui.”
Claudia sente che sta perdendo letteralmente il controllo della sua vita a causa di un dolore così intenso, tanto da sentirsene posseduta. Ripassa ore e ore mentalmente quella frase “non ti amo più” , setacciando la mente su ogni piccolo, irrilevante indizio a cui aggrapparsi con tutte le speranze…che non trova. La mente di Claudia mente. La inganna in una caccia al fantasma senza istruzioni.
Vi è una ragione se continuiamo a cadere da una tana del coniglio all’altra, anche se sappiamo che questo ci fa stare peggio. È una battaglia persa in partenza, siamo noi stessi vincitori e vinti.
Il tentativo di soluzione di Claudia è rappresentato dall’evitamento del dolore. Claudia non sopporta di soffrire, ma continua ad idealizzare il suo amore. Rivuole ad ogni costo la situazione precedente di coppia, che l’altro chiaramente non desidera più. Rifiutare tale dolore equivale a non accettare la nuova situazione. Claudia, vorrebbe estorcerle dal cuore, le tragiche parole di quella notte, per poter serrare come un tesoro chiuso in tripla mandata solo i sorrisi, i momenti spensierati, i baci passionali e le promesse di amore eterno. Ma il dolore in questi casi non può essere evitato come suggerisce il grande poeta statunitense Robert Frost «Se vuoi venirne fuori dal dolore devi passarci nel mezzo» altrimenti la condanna sarà quella di mantenerlo e incrementarlo.
Nel nostro modello di intervento varie tecniche ci aiutano a facilitare questo processo, in modo da evitare eventuali irrigidimenti patologici:
- Concedersi il dolore per superarlo; «sfoderare l’arsenale della sofferenza, attraversando il proprio dolore, la propria storia, le proprie emozioni distruttive… concedersi di soffrire per far decantare il dolore».
- Galleria dei ricordi; «usare la scrittura come capacità di risanare le ferite affettive. Al fine di scacciare quel demone che ci attanaglia i pensieri».
- Ricostruire partendo dalle macerie; «ricostruire se stessi, lasciando alle spalle le macerie di una vita ormai esplosa». Ristabilire chi siamo.
Per risanare quel cuore schiacciato bisogna identificare i vuoti che ci risucchiano le giornate, per poi riempirli faticosamente un pezzetto alla volta- d’altra parte Roma non è stata costruita in un giorno solo!
La prova concreta di tutto il percorso svolto con Claudia può essere rappresentata dall’immagine di lei, mano nella mano, con il suo nuovo compagno nella sala d’attesa mentre aspettava di essere chiamata… Per trasformare un cuore spezzato in un cuore aperto, bisogna proprio essere dei grandi marinai e spiegare le ferite del nostro cuore per poi poter prendere il volo nell’immenso blu della nostra nuova vita!
Dott.ssa Francesca Lecce (Psicoterapeuta e Ricercatrice Ufficiale del Centro di Terapia Strategica)
Bibliografia
Nardone G., Cavalcare la propria tigre, 2003, Ponte alle Grazie
Nardone G., Salvini A., Il dialogo strategico, 2004, Ponte alle Grazie
Nardone G., Balbi E., Solcare il mare all’insaputa del cielo, 2008, Ponte alle Grazie
Muriana E., Verbiniz T. ,Psicopatologia della vita amorosa, 2010, Ponte alle Grazie