Quando ho deciso di iscrivermi a psicologia ho gettato nella più profonda costernazione i miei genitori e i miei professori del liceo: cosa avrei fatto nella vita? Che razza di facoltà era quella? Diplomata con il massimo dei voti al liceo scientifico, appassionata di matematica e filosofia, nessuno si sarebbe mai aspettato questa scelta: era il 1990 e chi voleva percorrere questa strada ancora poco battuta aveva solo due scelte: Padova o Roma. Scelsi Padova e 5 anni dopo mi laureavo con gioia e con tanti punti interrogativi (soprattutto da parte degli altri). Cosa avrei fatto ora? Io avevo le idee piuttosto chiare: avrei fatto la psicoterapeuta strategica!
Al quarto anno di psicologia mi ero letteralmente innamorata dei libri di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone (la mia tesi verteva proprio su questo) e sognavo l’ammissione alla Scuola di Psicoterapia Breve Strategica di Arezzo. Certo, la scelta richiedeva ulteriori sforzi e ulteriori costi per i successivi quattro anni. Ne sarebbe valsa la pena? Con tante paure e senza una risposta certa a questa domanda mi buttai nel progetto con tutta la forza, la passione e forse un po’ di incoscienza che guida le scelte a quell’età.
Ed eccomi qui: a 20 anni dalla scelta professionale più importante della mia vita ho finalmente la risposta alla domanda che mi facevo allora e che oggi sento spesso da parte di tanti giovani laureati in psicologia: vale la pena iscriversi ad una scuola di psicoterapia? La mia risposte è: sì! Senza ombra di dubbio. E i motivi sono molteplici.
Considerazione n°1 (etica)
Aiutare gli altri è il lavoro più bello del mondo, ma bisogna saperlo fare.
La maggior parte delle persone che scelgono di diventare psicologi sono mossi da un grande desiderio di contribuire al benessere degli altri, aiutare persone in difficoltà, esercitare empatia e solidarietà. Ma tutto questo, ahimè, non basta per essere di aiuto. La grande motivazione che sta alla base della scelta di essere uno “psy” serve a ben poco se non è supportata da abilità specifiche e apprendimenti tecnici sul “come farlo”.
Tutti aspetti questi che, purtroppo, non vengono forniti nel corso dei 5 anni di studi universitari. Diventa quindi indispensabile per il giovane laureato prevedere una reale formazione post-universitaria che gli fornisca gli strumenti indispensabili per svolgere al meglio la propria professione. E non esiste formazione più completa di quella fornita da una buona scuola di specializzazione.
Considerazione n°2 (economica)
Aiutare gli altri è il lavoro più bello del mondo, ma in quanto lavoro devi poterci vivere.
Il numero di laureati in psicologia è in continuo aumento e, purtroppo, lo è anche quello dei giovani psicologi che finiscono per svolgere lavori sotto qualificati o che niente hanno a che vedere con il loro percorso di studi. Purtroppo di sola “diagnosi” e “riabilitazione psicologica” non si vive: troppa concorrenza, politiche sanitarie e sociali inadeguate, e tante altre ragioni che esulano da questa trattazione.
Se un laureato in psicologia vuole vivere del proprio lavoro ha bisogno di un titolo riconosciuto e di una chiara collocazione nel mondo del lavoro. La figura dello psicoterapeuta è ormai ampiamente riconosciuta e sempre più persone cercano un aiuto di questo tipo in alternativa a quello di tipo farmacologico. Insomma, di psicoterapia si può vivere e anche bene, facendo il lavoro per cui hai studiato e che ami con efficacia e soddisfazione.
Considerazione n°3 (strategica)
Aiutare gli altri è il lavoro più bello del mondo, ma hai bisogno di strumenti concreti ed efficaci per farlo.
Molti giovani psicologi privilegiano percorsi post lauream brevi, come i master, spesso per l’esigenza o l’illusione di risparmiare tempo e denaro. In realtà, il master scelto come alternativa alla scuola di psicoterapia rappresenta solo apparentemente un risparmio, perché non fornisce né una preparazione analoga a quella di una scuola (e in questo mondo bisogna essere molto preparati se si vuole lavorare) né il titolo necessario per distinguersi dagli altri. Meglio quindi “partire dopo per arrivare prima”, scegliendo una scuola di specializzazione che fornisca strumenti concreti ed efficaci per svolgere bene la professione.
Ecco allora che anche la scelta del tipo di scuola di specializzazione è fondamentale. Dopo un percorso universitario vissuto tutto sui libri, è indispensabile che la scuola di psicoterapia prevede una formazione “su campo”. Una scuola che consente agli allievi di vedere reali terapie (possibilmente dal vivo o almeno in video), di poter entrare in co-terapia con un terapeuta esperto, di avere reale interazione con i pazienti, permette di acquisire quegli strumenti e abilità che nessuna lettura di libri può garantire.
Le parole sono strumenti terapeutici potenti (e pericolosi) quanto un bisturi, non basta leggere un libro su come usarle per saperlo fare.
Affiancare ai 5 anni di università altri 4 anni di sola teoria vi farà ottenere il titolo di psicoterapeuta, ma non vi metterà in grado di concorrere in maniera vincente nel mondo del lavoro. Al momento della scelta della scuola di specializzazione, quindi, pretendente di sapere come è organizzato il percorso formativo dei 4 anni, partecipate agli open day che la maggior parte delle scuole oggi organizzano, parlate con gli allievi e gli ex allievi, in modo da essere sicuri di star scegliendo un percorso realmente qualificante.
Considerazione n°4 (squisitamente personale)
Aiutare gli altri è il lavoro più bello del mondo.
Fare una scuola di psicoterapia è una esperienza intensa, bellissima, arricchente. Chi esce da una scuola di psicoterapia senza esserne stato profondamente trasformato o ha sbagliato scuola, o non ha imparato niente.
Dai miei 4 anni di scuola di specializzazione in psicoterapia non ho portato via solo la passione e le competenze con cui da quasi 20 anni svolgo il mio lavoro, ma anche le relazioni di amicizia più importanti della mia vita, la voglia di continuare a studiare e formarmi, il desiderio di migliorarmi costantemente.
Grazie a quei 4 anni ho imparato a fare il lavoro più bello del mondo, quello che auguro a ognuno di voi di poter fare perché, come diceva Confucio, “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”.
Dott.ssa Roberta Milanese (Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica)