“Se non credi in te stesso, chi ci crederà?”
(Kobe Bryant)
Un giovane gambero pensò: “Perché nella mia famiglia tutti camminano all’indietro? Voglio imparare a camminare in avanti e mi caschi la coda se non ci riesco”. Cominciò a esercitarsi di nascosto e nei primi giorni l’impresa gli costò moltissima fatica: urtava dappertutto, si ammaccava la corazza, si schiacciava le zampette….Quando fu ben sicuro di sé, si presentò alla sua famiglia e fece una magnifica corsetta in avanti. “Figlio mio – scoppiò a piangere la madre – “ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, cammina come tuo padre e tua madre ti hanno insegnato”.
Il padre lo stette a guardare severamente per un pezzo, poi disse: “Basta così. Se vuoi fare di testa tua, il ruscello è grande, vattene e non tornare più indietro”. Il bravo gamberetto voleva bene alla sua famiglia, ma desiderava inseguire il suo sogno. Il suo passaggio destò subito l’ilarità dello stagno, ma nessuno riuscì a dissuaderlo. «… Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore:– Buon viaggio! (Gianni Rodari).
Quello che con certezza possiamo dire del nostro giovane gambero è che credeva in se stesso e aveva fiducia nelle sue capacità e potenzialità, aveva dunque una buona autostima.
Ai giorni nostri, si sente molto parlare di questo concetto a tal punto che l’espressione è entrata a far parte del linguaggio popolare. Da una ricerca bibliografica sommaria emerge, infatti, che ci sono più di 7000 articoli e più di 600 libri che trattano di questa tematica.
La parola stimare significa “dare valore a qualcosa o a qualcuno”, quindi per essere quanto più possibili realistici nei propri confronti è necessario diventare consapevoli dei nostri pregi e dei nostri limiti: sottovalutarsi o sopravvalutarsi sono entrambi espressioni di una scarsa autostima che può indurci a sviluppare vari tipi di disagi di ordine psicologico.
Il primo psicologo che ha descritto questo concetto è stato William James nel 1890, definendolo come il rapporto tra il Sé percepito (“Chi penso di essere”) e il Sé ideale (“Chi vorrei essere”): maggiore è la discrepanza e più elevata è l ’insoddisfazione. Per questo è fondamentale la coesione tra i propri successi e le proprie aspirazioni.
Possiamo individuare due grandi correnti scientifiche: quella focalizzata sul proprio essere capeggiata da Virginia Satir e quella orientata sul proprio apparire sviluppata da Nathaniel Branden, basata sulle competenze e sul fare. Jean Monbourquette mette in risalto la necessità di integrare questi due aspetti, sostenendo che “L’autostima per la propria persona e quella per le proprie competenze sono entrambe necessarie. È importante trovare un giusto equilibrio tra le due e armonizzarle correttamente”.
Come peggiorare in nove mosse
“L’autostima non si eredita, ma si costruisce” (Giorgio Nardone), e anziché chiederci come svilupparla al meglio, ispirandoci all’antico stratagemma cinese “Se vuoi drizzare una cosa devi prima imparare a storcerla di più”, proviamo a domandarci quali possono essere i modi per poterla peggiorare, in modo da migliorarla. Ponendoci questo interrogativo abbiamo individuato nove modi disfunzionali, non in sé, ma nello loro applicazione reiterata e generalizzata.
- Evitamento. Provare paura di fronte a certi situazioni può essere naturale e in certi casi l’istinto primordiale è quello di evitare, ma se sul momento produce sollievo, a lungo andare aumenta la mia percezione di pericolo e di conseguenza la mia incapacità di affrontarle. Citando Fernando Pessoa “Porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato” e le ferite delle battaglie evitate non guariscono mai.
- Richiesta di aiuto. È rassicurante perché se lo riceviamo vuole dire che la persona che ci “soccorre” tiene a noi, ma senza volerlo ci sta comunicando anche un altro messaggio: “ti aiuto perché da solo non sei capace” e questo inizierà a lavorare come un tarlo, indebolendoci.
- Insistere. Se una cosa funziona, funziona in tempi brevi, di conseguenza “Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai quello che hai sempre ottenuto” (Anthony Robbins).
- Rinunciare. Posso perdere e non ottenere subito ciò che voglio, ma è fondamentale trovare altri modi per raggiungere il mio scopo; in caso contrario coltivo la mia incapacità e come sostiene Li Pin “Si è sconfitti, solo quando ci si arrende” .
- Profezia che si auto realizza. Le nostre azioni influenzano le opinioni che gli altri hanno di noi, determinandone i loro comportamenti che, a loro volta, rinforzano e confermano le nostre convinzioni e il nostro agire. Quindi: penso e mi comporto da “sfigato”? Anche gli altri lo crederanno e agiranno di conseguenza.
- Lamentarsi. Molto spesso parlare delle proprie difficoltà ci produce, inizialmente, sollievo, ma a lungo andare amplifica e complica l’entità del disagio.
- Assecondare gli altri. Nel tentativo di acquisire maggiore sicurezza talvolta è facile cedere alla tentazione di dire sempre e comunque “si” alle richieste delle persone, nell’illusione che dal loro consenso possa scaturire la nostra autostima.
- Trascurarsi. Contrariamente a quanto ci induce a pensare il senso comune, l’abito fa il monaco e “non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione” (Oscar Wilde).
- Rimandare. Ci fa coltivare l’illusione di essere in grado di fare, ma in realtà è un ottimo modo per indebolire la nostra determinazione, poiché l’indugiare ci fa perdere la capacità di decidere.
Psicosoluzioni
Sappiamo bene che non esistono ricette pre-confezionate per aiutare una persona a credere più in se stessa, ma se volessimo dare due “dritte” per costruire la propria autostima, diremo:
- Prevedi di faticare
- Accetta le tue fragilità
- Poniti degli obiettivi realistici
- Affronta le situazioni
- Preparati/studia/migliora sempre te stesso
- Concediti di fallire
- Abbi cura di te
- Fai una cosa piacevole al giorno
- Impara a dire di “no”
Cominciamo ad allenarci, sapendo bene che si “impara facendo” e puoi sempre diventare la migliore versione di te stesso…BUON LAVORO!
Dr.ssa Romina Cacioli (Psicoterapeuta ufficiale del Centro di Terapia Strategica)
Dr.ssa Laura Santini (Psicoterapeuta ufficiale del Centro di Terapia Strategica)
Bibliografia
- Branden, N. (2006). I sei pilastri dell’autostima. Milano: Editore Tea.
- Duclos, G. (2007). L’autostima. Passaporto per la vita. Cuneo: San Paolo Editore.
- Jang, J. (2015). Più forte dei no. Milano: Vallardi Editore.
- Monbourquette, J. (2002). Dalla stima di sé alla stima del sé. Firenze: Edizioni Paoline.
- Nardone, G. (2014). La paura delle decisioni. Milano: Adriano Salani.
- Nardone, G. (2013). Psicotrappole. Milano: Adriano Salani.
- Nardone, G. (2009). Problem solving strategico da tasca. Milano: Adriano Salani.
- Nardone, G. (1998). Psicosoluzioni. Milano: Bur